Historia

Indice

Prologo
L’antefatto
L’immagine
L’autore dell’immagine
Il nome
Deposizione di Cristoforo di Filippo
La posa della prima pietra
La diffusione della nuova devozione
La chiusura della quercia
I falò
La processione
La festa popolare
Il risanamento del clima…
…e del territorio
L’abbraccio della quercia
Le rondinelle
I frammenti della tazza
La tempesta
Completamento della prima chiesa
Verso una nuova chiesa più grande
Lode della quercia

Prologo

…et io me ne passo à raccontare senza fasto d’ampollosi periodi, ò colori rettorici, ma con poveri, e piani caratteri, puri nondimeno, e pieni di verità, ò da me stesso veduta, overo da i medesimi beneficati, ò da persone accreditate riferitami, la positura, i successi, e le gratie della Sacra Imagine della Madonna, posta trà i due rami d’una quercia nel Colle del Bagno 9 miglia lungi da Perugia, quasi due più oltre da Diruta, et uno di quà da Casalina, dipinta già in un picciol fondo di tazza da bevere, per confondere le grandezze del Mondo, e dimostrarsi tanto maggiore nelle maraviglie e miracolosi avvenimenti; quanta per avventura sembra minore nella piccolezza dell’effigie, e povertà della materia…

(Historia della Madonna del Bagno…, Archivio Storico di S.Pietro, Perugia, Mazzo XXVI/l, f.2v)
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L’antefatto

Il Padre Maestro fra’ Pietro Bruni Perugino minore scarpante di S. Francesco m’ha più volte con tenera divotione asserito, che 13. ò 14 anni sono passando egli dal Colle del Bagno per venire à Perugia, e veduto per terra il fondo della tazza rivolto in giù, e menando (conducendo) esso il Cavallo à mano, procurò di rivolgerlo col piede, e scopertovi dipinta la Sacra Imagine di Maria, spinto dal dovuto, e divoto ossequio verso così gran Regina, la prese riverente in mano, e baciandola replicate volte, la collocò trà i due rami d’una quercia allhora (allora) tenera (giovane), cercando d’intrecciarli assieme affin che non cadesse per terra: mà da passaggieri (perche stava la quercia presso la strada) fosse riverita: e recitate alcune divotioni, partissi (se ne partì), dicendo frà se stesso: forse un giorno questa Sacra Imagine potrebbe far miracoli. In processo (col passare) di tempo scossa la quercia dal vento, cascò spesse volte il coccio per terra, rompendosene hora un pezzetto, hora l’altro, rimanendo solamente alla grandezza di quanto teneva la figura colorata. Ritrovato così più volte per terra da diversi viandanti, mi ha riferito fra Tommaso da Collaccione (Collazzone) Capuccino, cercatore nel Convento loro di Collepepe, d’haverlo talhora rimesso nella medesima, altre volte nelle vicine querciole, asserendo haverlo egli stesso riposto una volta sopra una ginestra, l’altra sopra uno sterpo lì attorno. E frà Vito da S. Martino Commesso di S.Pietro di Perugia, deputato all’ Agenza (azienda) della Rocca di Casalina, Corte di detto Monastero, ratifica d’haverla spesse volte riverita, e trovata in terra nell’ andare à Diruta, e ricollocatala nella quercia, ove fu messa da principio. Finalmente l’anno 1657 Christofano di Francesco, merciaio di Casalina, mosso da zelo di pietà à trovar modo consistente per la fermezza nel primiero luogo alla Sacrata effigie, (desideroso di fissare l’Immagine alla quercia) raccoltala da terra, risolse di portarla seco, come fece, alla propria casa, donde prese due chiodi, la riportò, e fermò con essi trà i due rami biforcati della quercia, dove fu situata primieramente dal sudetto Padre Francescano. Compiacendosi la Vergine Sacrosanta di sì religiosa attione (azione), ha voluto compensarla benignamente, facendo il primo detto Merciaio à riceverne gratioso benefitio (concedendo il primo favore proprio al suddetto Merciaio) in persona della sua moglie, ridotta all’ estremo della vita, e restituita quasi subito in Sanità.

(Historia…, f. 6v-7v)
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L’immagine

(…) dipinta sul fondo d’una tazza da bevere di maiolica bianca la figura della nostra Beatissima Vergine del Bagno, la quale stà in atto di sedere, vestita di rosso col manto turchino in testa, e col bambino Giesù, che posa amendue i ginocchi piegati sopra finte nuvolette, tenendo le spalle al seno della Santissima Madre, che con la sinistra mano sostiene la gambina sinistra, vicino al piede del diletto figliolo, il quale sostiene il globo mondiale con ambe le mani, in atto di volerlo porgere altrui, conforme dimostra la figura, cavata al naturale, et intagliata in rame trà li due rami della quercia, et impressa nella facciata (frontespizio) di quest’ historia.

(Historia H’ f.6r-6v)
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L’autore dell’immagine

Abbonda in questo luogo (Deruta) una vena di finissima Terra, di cui fabbricano quei periti varie sorti di vasi dipinti, e piatti di pulitissima, e candida maiolica, per uso non tanto di Perugia, che delle Città dell’Umbria, di Toscana, e di Roma. Trà quelli operarii viveva negl’anni passati un tal Giacomo del quondam (defunto) Notaio Ser Filippo, (il) quale dilettavasi fàbricarli, e colorirli con diverse figure Sacre e profane: e perche viveva con molta dabenaggine (onestà e pietà) frequentando, digiuni, orationi, et opere pie, due anni sono; da costui, sì per la maniera riconosciuta da periti nell’ arte, sì parimente per l’uso accennato de buoni costumi, asserisce la parte maggiore de i Dirutesi essere stata dipinta nel fondo d’una tazza da bevere di maiolica bianca, la figura della nostra Beatissima Vergine del Bagno…

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Il nome

Onde nasca, che si chiami la Madonna del Bagno

Raccontano per indubitato i vecchi di quel paese, d’haver veduta, e gustata nel confine appunto di Diruta e Casalina, accennato di sopra, à dirittura del termine sotto la strada, una fonte, che chiamavasi d’acqua bianca, mercè (dal momento) che scatoriva l’acqua del color del siero, molto leggiera e gustevole: scendendo poi quasi à piede del Colle verso il Tevere in dirittura della Madonna a mezo cammino per andare à casa di Simonaccio prenominata, trovasi ancora una scaturigine d’acqua bianca, (la) quale dilatavasi anticamente à fare una gorga a guisa (in forma) di Bagno, e benche (benché) sia tralasciata, e ripiena affatto di terra; in qualche parte nondimeno non arriva la lunghezza di picca à toccare il fondo (più di tre metri di profondità). Dà quel Bagno dunque trasse, e tuttavia conserva il nome questo Colle, e dal Colle s’addatta convenevolmente alla Madonna.

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Deposizione di Cristoforo di Filippo (6.10.1657)

Cristoforo di Filippo della villa di Casalina in età di 43 anni dichiarando di essersi confessato, e comunicato al tempo dovuto, ha deposto come segue: Facendo io il mestiere di merciajo che vò intorno a vendere, accadde un giorno, che saranno sopra quattr’anni nel passare per strada nel ritorno a casa, m’incontrai in una figurina della Madonna, che mostrava essere fondo d’una tazza la quale raccolsi da terra per riverenza, che non fosse calpestata, e guardando intorno mi si presentò una cerquatta in cima biforcata, e così per maggior decenza la fermai tra quelli dui rami. Nel passare innanzi et indietro al detto luogo per miei negozii (a motivo del mio lavoro), mi convenne raccorla di terra tra due, o tre volte, finalmente l’appuntai nel detto luogo con due chiodi, e così fermata nel crescere dell’arbore (albero) vi è fermamente stabilita. Circa doi anni dopo essendosi infermata mia moglie di febbre maligna, e quasi vicino a morte, in quell’occasione nel passare avanti la detta figura, che andavo a Deruta al mercato, mi raccomandai alla Beatissima Vergine avanti detta figura che soccorresse al bisogno di mia moglie, e mio:

nel ritorno poi che feci a casa, che poteva essere spazio di tre miglia incirca, trovai che mia moglie aveva l’intiera sanità, e si era levata di letto, che è quanto per la verità posso dire mediante il giuramento.

(Copia authentica processus… super Miraculis beatae Mariae Virginis cuius Imago in testaceo fragmento depicta veneratur in Ecclesia eius nomini dicata in Colle Balnei inter Castra Diruti, et Casalinam Perusinae Dioeceseos, transcripta Anno bissextifi 1752, Arch. Storico di S.Pietro, Perugia: Mazzo XXVI/2, f.39v).

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La posa della prima pietra

Governava il terz’ anno come Abbate il Monastero di S.Pietro di Perugia dell’Ordine di S.Benedetto, Congregazione Cassinense il R.mo Padre Don Gregorio Ricciardetti d’Arezzo, (il) quale ragguagliato di quello (che) succedeva, rimase non meno rapito di consolatione, che ripieno di confusione, giubilandoli il cuore per la gratia singolarissima, che riceve il Monastero à tempo del suo governo, sendosi (essendosi) degnata la Madre di Dio eleggere il Campidoglio de suoi trionfi ne’ beni proprietarii (di proprietà) di quello.

Mà confondendosi tinto di rossore, per conoscersi affatto indegno di così alto privilegio, e non mai valente (e incapace) à dimostrare la dovuta gratitudine; reputò suo debito il fame subito parte à Mons. Ill.mo Giacomo Oddi Arcidiacono della Cattedrale, e Vicario Capitolare di Perugia, eletto due giorni doppò la morte di Mons. Vescovo Oratio Monaldi seguita à 6. Dicembre 1656. Sentito Mons. Vicario dal Padre Abbate il racconto, et anche l’instanza” di fabbricare ivi la Chiesa à maggior Gloria di Maria Vergine, espresse vivi attestati di contentezza per l’uno, e concorse di buona voglia alla concessione dell’altra, non lasciando egli indietro alcuna dimostranza da far conoscere il raro della sua pietà ed’ integrità. Dimorando à Casalina nel fine d’Agosto 1657 il Padre Don Cornelio di Perugia Priore Claustrale nel sudetto Monastero di S.Pietro, hebbe impositione dal Padre Abbate di disegnare una Chiesa, ò Cappella, che ricevesse in seno la quercia, dove posa l’effigie Sacrosanta. Et egli con Maestro Ruffino d’Assisi muratore tirò il disegno secondo l’avviso (come indicatogli) determinando la lunghezza del vano di essa circa 20 piedi (m. 6,10): e la larghezza 10 (m.3,28), destinando la quercia più oltre del mezo (mezzo) per appoggiarvi l’Altare avanti, e lasciando il sito (lo spazio) di dietro per fare la passata intorno, di già introdotta dal popolo concorsovi. Tantosto (subito) si diede mano à cavare i fondamenti di buona profondità, e larghezza, per non essersi rinvenuto il sodo che si bramava. A’ 4 di Settembre pose detto Padre Priore la prima pietra come principio della fabbrica, (la) quale fu proseguita con gran fervore, e ridotta alla sua perfetione (e portata a compimento).
Governava il terz’ anno come Abbate il Monastero di S.Pietro di Perugia dell’Ordine di S.Benedetto, Congregazione Cassinense il R.mo Padre Don Gregorio Ricciardetti d’Arezzo, (il) quale ragguagliato di quello (che) succedeva, rimase non meno rapito di consolatione, che ripieno di confusione, giubilandoli il cuore per la gratia singolarissima, che riceve il Monastero à tempo del suo governo, sendosi (essendosi) degnata la Madre di Dio eleggere il Campidoglio de suoi trionfi ne’ beni proprietarii (di proprietà) di quello.

Mà confondendosi tinto di rossore, per conoscersi affatto indegno di così alto privilegio, e non mai valente (e incapace) à dimostrare la dovuta gratitudine; reputò suo debito il fame subito parte à Mons. Ill.mo Giacomo Oddi Arcidiacono della Cattedrale, e Vicario Capitolare di Perugia, eletto due giorni doppò la morte di Mons. Vescovo Oratio Monaldi seguita à 6. Dicembre 1656.
Sentito Mons. Vicario dal Padre Abbate il racconto, et anche l’instanza” di fabbricare ivi la Chiesa àmaggior Gloria di Maria Vergine, espresse vivi attestati di contentezza per l’uno, e concorse di buona voglia alla concessione dell’altra, non lasciando egli indietro alcuna dimostranza da far conoscere il raro della sua pietà ed’ integrità.
Dimorando à Casalina nel fine d’Agosto 1657 il Padre Don Cornelio di Perugia Priore Claustrale nel sudetto Monastero di S.Pietro, hebbe impositione dal Padre Abbate di disegnare una Chiesa, ò Cappella, che ricevesse in seno la quercia, dove posa l’effigie Sacrosanta.
Et egli con Maestro Ruffino d’Assisi muratore tirò il disegno secondo l’avviso (come indicatogli) determinando la lunghezza del vano di essa circa 20 piedi (m. 6,10): e la larghezza 10 (m.3,28), destinando la quercia più oltre del mezo (mezzo) per appoggiarvi l’Altare avanti, e lasciando il sito (lo spazio) di dietro per fare la passata intorno, di già introdotta dal popolo concorsovi.
Tantosto (subito) si diede mano à cavare i fondamenti di buona profondità, e larghezza, per non essersi rinvenuto il sodo che si bramava.
A’ 4 di Settembre pose detto Padre Priore la prima pietra come principio della fabbrica, (la) quale fu proseguita con gran fervore, e ridotta alla sua perfetione (e portata a compimento).

(Historia… f.15r-v)
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La diffusione della nuova devozione

Crescendo giornalmente la fama delle grazie, e massime con occasione della fiera à Diruta li 17. Settembre, stendendosi per tutta l’Umbria, il giorno 23. concorsero i popoli à migliaia, buona parte processionalmente, havendo fatto alle loro Parrocchie la Santissima Comunione generale, da Marsciano, da Papiano, Diruta, Casalina, Sant’Enea, San Valentino, Sant’Elena, Torciano, Rosciano, Castel delle Forme, Perugia,et altri luoghi: e non poco numero a piedi scalzi, recitando per la strada Letanie, preci, e Rosarii con molta divotione, come se peregrinassero alla Santa Casa di Loreto, e vi furono lasciati in quel giorno 30. voti d’argento, con altri molti di tela incerata, di cera, di terra cotta, e di legno, con oblationi, e limosine: e s’adunò meza fiera improvvisamente in luogo così solitario, con Hosteria, e merciarie diverse à commodità di ciaschuno.

(Historia… f.15v-16r)
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La chiusura della quercia

Prima di venire alla fabbrica (alla celebrazione) del processo informativo, fu creduto necessario da Mons. Vicario, e Sig.ri Canonici deputati, di chiudere la Sacra Imagine, spogliata de’ voti, tavolette, e robbe offerite: et anche divertire (dissuadere) il concorso, quanto possibil fosse, specialmente delle Confraternite, ò Compagnie sotto stendardo unite, e tenerla così serrata sino che fosse compilato il processo. (Di ciò)… diede Mons. Vicario Capitolare l’incombenza al Sig. Ludovico Benedettoni nobile Todino, e Priore di Marsciano (e Vicario foraneo) à 26 di Settembre del detto Anno 1657. Et egli la mattina del giorno seguente Giovedì portossi (si recò) con due Sacerdoti nel luogo per eseguire l’impostali commissione: ma non poté effettuarla che verso la sera, per incontr:are la soddisfattione (per soddisfare il desiderio) di molti nobili Perugini, e persone populari, non solo dell’ istessa Città, mà de’ Castelli, e luoghi adiacenti, adunate nel Colle del Bagno per vedere, et adorare la Benedetta figura avanti fosse coperta. Nell’atto medesimo di chiuderla con assicella di legno chiodata, non poterono i Circostanti rattener le lagrime in molta copia (abbondanti), parendo chiudersi loro l’allegrezza del cuore. Restò dunque del tutto spogliata, trasportandosi le robbe, e voti, alla Rocca di Casalina de’ Monaci di S.Pietro: dove appartatamente, senza diminutione ne meno d’una candeletta, stiedero (rimasero) custodite, e poi rimesse, quando fu scoperta intorno alla Chiesa, et Altare.

(Historia… f.16v-17r).

L’escussione dei testi iniziò il 5 ottobre. Le deposizioni venivano rese sotto giuramento e i testi dovevano dichiarare di essersi confessate e comunicate a tempo debito (cioè, d’aver soddisfatto il precetto pasquale).

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I falò

Corse il tempo in tutta la settimana assai carico, e dubbioso di pioggia; mà nel Sabbato destossi (si destò) vento Aquilonare (tramontana), che tosto (in breve tempo) dissipò le nubi, e recò chiarissimo sereno. La sera dell’istesso giorno à 27 (ottobre) nell’imbrunire della notte furono accesi varii fuochi intorno alla piazza e Chiesa, nella falda, e cima del Colle medesimo, seguendo (seguiti da) lo sparo di mortaletti, e moschetti, il volo de’ razzi, suono di trombe e Tamburi, fu dato in tal guisa (in tal modo) à paesi vicini, e lontani chiaro, e sicuro inditio della funtione da farsi nel giorno seguente. Ed’ecco in un subito (all’improvviso) vedersi accendere, non pure (non solo) dalle Terre, e Castelli di S.Apollinare, della Spina, S.Biagio, e di tutto quel Contorno, delle Ville, e case adiacenti in prospettiva della Madonna; mà etiandio (perfino) dà quei lontani verso Todi, Assisi, Fuligno, e Bettona, così gran copia di fuochi, osservati, ed’ ammirati dà Perugia, di dove ampiamente vagheggiavasi con sommo piacere così festivo teatro; che sembrava appunto emulatrice concorrenza della Terra col Cielo.

(Historia… f.29r/v.)
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La processione

Fu stabilito di celebrare la Messa nella cappella non ancora ultimata. L’avrebbe celebrata il Vescovo di Cortona, in quel tempo ospite dell’Abbazia di S. Pietro. La processione mosse dalla chiesa parrocchiale di Casalina, situata allora a circa metà strada tra il Colle e il Castello, nel luogo dove attualmente sorge l’edicola di S.Gualtiero.

Cominciò la mattina per tempo il concorso della gente di tutto l’intorno à fare copiosa adunanza; quale andò moltiplicandosi sino à mezo giorno, parendo che ridesse à ciaschuno il cuore in seno di trovarsi presente à questa solennità… Arrivata la Processione nel piano del Colle della Madonna, passò in mezo ad una compagnia di 200 soldati del Cap. Baldo Pizzichetti, distesa in ordinanza à due file, con l’Insegna, Trombe, e Tamburi sonanti. Era Febo risplendente assiso nel meriggio per contemplare anch’egli la Sacrata attione (azione). Vestitosi Mons. Vescovo degli habiti Sacerdotali con Piviale salì ginocchioni sù l’Altare, e diede mano à rimuovere la tavoletta, che copriva la figura Celeste di Maria. Udiste in un subito lieto rimbombo de’ mortaletti, salva della Moschetteria, sonoro fiato delle Trombe, e Tamburi, cavando divoti sospiri, e lagrime di tenera compuntione dagli occhi, e dal cuore de’ circostanti. Scoperta la Sacra effigie fù da Monsignore incensata, e poi divotamente cantate la Salve Regina, et Ave Maris Stella, recitando egli in fine varie preci, et orationi per implorare il divino aiuto, e materno sussidio dall’unico refugio de’ fedeli nella sorgenza (all’apparire) di tanti bisogni spirituali, e temporali.

(Historia… f.30v-31r)
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La festa popolare

Compito il tremendo, e Sacrosanto Sacrificio doppo una curiosa, mà divota, e seria riflessione alla positura della quercia, e varietà de’ voti, indicanti la molteplicità delle gratie ripartite, si compiacquero i prefati (suddetti) Monsignori di calare col Padre Abbate alla vena dell’acqua scatorita l’Agosto avanti, gustandone per divotione, conforme la beveano, e seco traportavano le persone concorse, quali con ripartimento di curiosa positura stavano reficiandosi (ristorandosi), chi sotto l’ombra delle quercie, chi nell’hosteria, e chi ne’ prati, e ritirate convicine, formando per certo scena, e teatro dilettevole. Non mancarono venditori di varie merci, e cose commestibili à commodità, e desiderio de’ compratori. Così continuò, e finì la giornata, tornando ciascuno alla sua magione (abitazione) colmo di consolatione, e di giubilo: et i Prelati portaronsi (si recarono) alla Rocca di Casalina.

(Historia… f.3lr/v)

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Il risanamento del clima…

Tra i più riguardevoli Castelli della giurisditione Perugina fù sempre annoverato quello di Diruta, 7. miglia lontano dalla Città, situato nell’Umbria, non lungi dal Tevere, sopra Collina in ispiaggia, che mira l’Occidente, luogo di buon’ Aria, e qualità per se stesso, mà havendo il fiume gli anni scorsi lasciate alcune acque stagnanti nel piano, non molto distanti dal detto Castello, ne sono derivate così nocevoli esalationi à quel clima in tempo di State (estate), che quasi tutti gli habitatori ne rimanevano infetti, et in gran parte estinti (ne morivano in gran numero), se non che doppò (dopo) la scoperta Imagine, rivoltandosi alla divotione di essa (essendosi volta la gente a questa devozione), e riportarono salutevoli influssi.

(Historia.. f.5v-6r)
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… e del territorio

Deriva inoltre duplicato benefitio à passaggieri dall’havere eletto la Gloriosa Vergine questo luogo: la sicurezza da ladri, e malandrini, (i) quali assicurati dalla foltezza, e vastità della selva di quercie, et altri sterpi, con valloni, et ascose ritirate per gran tratto di paese, lungi dall’habitato, hanno più volte assaliti, e svaligiati i viandanti, tolti hora dal pericolo per i’ assistenza di si gran protettrice, e per la frequenza del popolo che vi concorre. La strada poi à cagione del fango tenace, e profondo rendevasi l’Inverno difficile in quel passo àvalicare: dove che divertite (deviate) hora l’acque, risarcita (riparata), et allargata, riesce commodo il praticarla, et in occorrenza di pioggie il ricovero della Chiesa, e delle Loggie, coperte, da fabbricarsi intorno, porgeranno la difesa dall’ingiurie de’ tempi.

(Historia… f.11v-12r)

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L’abbraccio della quercia

Devo ridire assai degna osservatione, ponderata, e riferitami da sacerdoti, e persone di stima. Erano si fattamente (in tal modo) disposti i due rami principali della quercia, quando vi fu posta la Sacra figura da principio, che spuntando circa due braccia da terra egualmente dal tronco, stavano tra di loro totalmente disgiunti; alzandosi à dirittura verso il Cielo, e quantunque il Padre Francescano sopradetto tentasse d’intrecciarli assieme; il vento nondimeno subito gli disciolse: mà da certo tempo in qua, facendo da se stessi unione vicino al pedale forse un braccio, e mezo, e sopraponendosi l’uno all’altro, vedonsi con maraviglia d’ogn’uno in atto d’abbracciare, e ritenere in seno si gran Tesoro.

(Historia. f. 9v-10r)

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Le rondinelle

Fù notato il di 17. d’Ottobre 1657. da due Monaci Cassinensi, dal Muratore, et altri operarii presenti, e veggenti per assai stupenda, et insolita la comparsa d’alcune rondinelle intorno alla quercia, dove replicando più volte i giri con i loro soliti accenti, mostrarono di festeggiare, e togliere in certo modo il congedo per incamminarsi (come fecero) in altro più caldo Emisfero, travolando i mari. Hanno per uso questi uccelli di comparire nel nostro clima circa l’Equinottio di Primavera, e di partirsi da noi à quello dell’Autunno, trattenendosi quel tempo di 6. mesi ne luoghi domestici, et habitati. Che poi un mese doppò, et in luogo hermo (solitario), col solo principio della nuova Chiesa, assai distante da ogn’altra fabbrica (costruzione), siansi (si siano) lasciate vedere per mezo quarto d’hora, e subito alzate à gran volo se n’andassero via, porge alimento d’ammiratione, e non ordinario pensamento.

(Historia. ..f.12r/v)
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I frammenti della tazza

Rapporto ancora, che doppo fermata dal Merciaio la Sacra figura trà i due rami della quercia, ingrossando quelli col tempo, la di loro scorza andava coprendo, et incorporando la piccolezza del coccio, ove stà lineata: si che per tenerla scoperta fu più volte usato il ferro, e tagliata la scorza. La dove stimato convenevole di riporla con più decente modo (considerando cosa opportuna darle migliore sistemazione), il Padre Don Giuseppe di Perugia Cellerario (dispensiere) di S.Pietro (beneficato anch’egli poco dianzi dalla Sacra Imagine) preso un circolo di legno corniciato, e dorato vagamente, ve la pose in mezo con foglia di talco avanti. Mà prima di venire a questa situazione (prima di far ciò) usata diligenza (cercando con attenzione) intorno al piede della quercia, ritrovaronsi (si ritrovarono) nel suolo tre, ò quattro, pezzetti del medesimo coccio, spezzatisi nelle reiterate cadute di esso dalla quercia in terra. Il che recò stupore à detto Padre, et à Girolamo pittore Perugino, andatovi seco di compagnia (andato con lui) per cavare il ritratto della Sacra effigie da farla intagliare in rame. Egli col gesso riunì i pezzetti rotti… Recò, dissi, meraviglia il ritrovamento de pezzetti, sendo stata per tanta serie d’anni (essendo rimasti per molti anni) in luogo di State (in estate) polveroso, e d’inverno assai fangoso, vicino alla strada commune à passeggieri, et alle bestie: e nulla di meno doppò si lungo tempo ritrovarli sopra terra scoperti, non è chi noI confessi per meraviglioso avvenimento.

(Historia. f.8r/v)
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La tempesta

Ne (né) posso tacere, che sendo (essendo) caduta nell’entrar di Settembre buona tempesta nel contorno, sfrondò tutte le quercie, che vestono il Colle, e paesi vicini, et a questa della Madonna non recò offesa nemmeno d’una fronda, con meraviglia di molti, che l’osservarono.

(Historia…f.10r/v)
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Completamento della prima chiesa

Fù dunque stabilito dal Padre Abbate di cantarvi la sua prima Messa nella Festa dell’Annunziata à 25. di Marzo (1658). La sera nell’entrar della notte con lo sparo de mortaletti, e moschetti, suono di Campana, molti fuochi, e faccelle (fiaccole) accese al d’intorno, restarono quei paesi certificati (furono informati) della Sacra funzione, e da i più divoti fù corrisposto con fuochi, e luminari in gran numero.

Adunossi (si radunò) la mattina copioso (numeroso) popolo, et il Padre Abbate con alquanti de suoi Monaci, dietro la Compagnia, Curato, e Preti di Casalina, e centinaia di persone, cantando le Letanie della Madonna, arrivarono processionalmente nel Colle, dove stava in ordinanza la medesima Compagnia de’ Moschettieri… (la) quale attestò con salve di moschetti à Tamburi battuti la sua pietà, honorando quella giornata festiva, favorita anche dalla serenità del Cielo… Cantò la Messa il Padre Abbate con suoi ministri, usando Mitra, e Pastorale: e verso il fine di essa communicò molti fedeli, e tutto riuscì con giubilo commune. Dipoi cinque, o 6. Sacerdoti (sendo ormai l’hora tarda) celebrarono le Messe basse (non solenni o cantate) con tenerezza di manifesta divotione universale.

(Historia. f.33r-33v)
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Verso una nuova chiesa più grande

Ma la cappella apparve subito troppo piccola e troppo inadeguata al numero dei fedeli che si davano convegno presso la Quercia. Ce ne informa lo stesso Autore della Historia, il quale ci lascia con ciò un’indicazione preziosa circa il tempo della sua fatica: siamo poco dopo il 1657 e certamente prima del 1687, poiché in quest’anno i lavori d’ampliamento della chiesa, che l’Autore prevede già come inevitabili, saranno definitivamente compiuti.

…fu dato principio alla fabbrica della Chiesa, (la) quale riuscendo angusta, in riguardo alla copiosa (numerosa) frequenza della gente, si stima doversi presto addurre à forma di maggior’ ampiezza, e capacità.

(Historia.. f.34r)
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Lode della quercia

Quindi è (da ciò dipende), che nella vetta sola delli due rami, assai lunghi, sono rimaste alcune poche foglie, e tutte l’altre portate via con i ramoscelli minori, et il pedale tutto decorticato (scortecciato), e molte radiche svelte (divelte) nel cavare i fondamenti della Chiesa: Ciò non ostante verdeggiano vivamente le foglie… si che può degnamente chiamarsi, e con verità, apportatrice del secolo d’oro, mentre il suo legno, la sua corteccia, le sue foglie, anzi la terra postavi al d’intorno rendono la salute agli infermi, e cagionevoli. O’ pianta veramente benedetta dal Cielo, e privilegiata dalla Santissima Vergine d’esser sua sede, suo trono! donde communicando rilevanti favori à pietosi fedeli, tornano le devote suppliche tutte gratiate (esaudite), stimandosi ciaschuno che ne puote ottenere scorza, legno, ò fronda, arricchito di valevole antidoto per qualunque malore, e di fomento (incentivo) grato alla propria divotione verso questa Diva (celeste patrono). Dicasi pur di essa con verità: in robore robur (nella quercia lo forza), non tanto per virtù naturale, che per dono celeste.

(Historia… f.10r-10v)
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